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Aggiornamento: Agosto 2018:

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Cosa sono i Trigger Points (TP)?

Il movimento è una caratteristica fondamentale della vita ed in tale attività il ruolo principale è svolto dalla muscolatura.

Un muscolo normale è sciolto ed elastico e non risulta dolente alla palpazione.


Nella vita di tutti i giorni, può capitare che alcuni muscoli si contraggono rimanendo però poi fissi in una condizione di accorciamento. Questo può essere dovuto a molteplici fattori tipici della vita dei nostri giorni, come ad esempio stare seduti molte ore davanti al computer, rimanere seduti al volante molte ore al giorno, non concedere al nostro corpo il dovuto riposo, praticare sport che coinvolgono solo una parte del nostro corpo, stress e stati emotivi sfavorevoli, deficit nell'alimentazione,ecc. Un muscolo contratto può nel tempo cronicizzare e divenire meno elastico, più rigido alla palpazione e non essere più in grado di svolgere come prima la sua attività che permetteva di eseguire all'articolazione certi movimenti. Di solito il muscolo contratto si presenta dolente ad una media palpazione.

Soprattutto in queste zone di tessuto muscolare, o nella fascia ad esso associato, possono crearsi i Trigger Points .


Il TP consiste in una porzione circoscritta di muscolo o fascia (banderella palpabile), indurita e dolente alla palpazione. La digitopressione del Triggerpoint evoca dolore. Inoltre in molti casi il dolore in questione emerge ad una certa distanza dal triggerpoint coinvolto. Infatti una caratteristica di molti (ma non tutti) i triggerpoints e' quella di causare dolore in aree localizzate ad una certa distanza dal punto stesso. Ad esempio, se comprimendo il peroneo prossimale appena al di sotto del ginocchio, si genera dolore nella zona del malleolo esterno, allora si potra' affermare senz'altro di trovarsi alle prese con un triggerpoint . (Vedi immagine dove la  X  corrisponde al triggerpoint e l'area grigia intorno al malleolo corrisponde al dolore riferito)

 
 
 

Il caso in questione e' tipico delle "storte" alla caviglia che continuano a presentare dolore anche molto tempo dopo il trauma, dolore residuo dovuto al trigger point nel  peroneo.

Ci possono essere due tipi di trigger point:


LATENTI
ATTIVI


In entrambi i casi è presente rigidità e debolezza nel muscolo interessato e si presentano dolenti alla palpazione.

I trigger point attivi, però, provocano dolore, non solo alla palpazione.

I trigger point latenti sono più comuni e possono "rientrare" negli schemi di contrattura muscolare che definiscono la postura della persona. I trigger point latenti possono diventare attivi in modo diretto, tramite un'azione svolta in modo eccessivo, troppo ripetuto, un trauma ed indiretto quando il muscolo interessato è lasciato in stato di accorciamento per periodi troppo prolungati.


Breve introduzione al dolore miofasciale.
Cliccare sull'immagine per spostarsi al link interno al sito.
( Tratto da www.iasp-pain.org )

 

La dizione "Trigger Point" fu introdotta dalla dottoressa Janet Travell (1901-1997) nel 1952, benche' il concetto fosse noto da almeno un secolo. La dott.ssa Travell ed il dottor Simons (1922-2010) dedicarono tutta la loro vita allo studio ed alla diffusione delle nozioni relative ai Trigger points lasciandoci l'opera più professionale e completa in tale ambito

Dr. Janet Travell con il  Presidente John F. Kennedy.
Sorgente: http://whyyoureallyhurt.com

Per completare la descrizione generale dei trigger points cerchiamo di comprendere cosa accade a livello microscopico cellulare. Le cellule muscolari sono longitudinali e le contrazioni di tali cellule avvengono grazie a unita' chiamate sarcomeri, le quali si contraggono e si rilasciano agendo come microscopiche pompe e facendo circolare il sangue ossigenato e il nutrimento nel tessuto muscolare. A seguito di eccessiva e  prolungata contrazione, questo effetto pompa si interrompe e si crea localmente una crisi energetica di mancanza di ossigeno e di accumulo di residui metabolici. Il sarcomero diviene incapace di rilasciare la contrazione e assume uno stato di rigidita' meccanica e permanente. La somma di piu' sarcomeri in tale stato abnorme origina il nodulo del trigger point che a sua volta da luogo al fascio teso di fibre che corre lungo l'intero muscolo. A seguito di tale condizione quindi l'intero muscolo si viene a trovare in uno stato di ipertensione e in particolare le fasce fibrose muscolo-tendine e tendine-osso ne vengono a soffrire in maniera cronica. Pertanto un trigger point localizzato nel centro di un muscolo puo' originare dolore all'estremita' del muscolo ed all' attaccatura del tendine (vedi esempio illustrato del peroneo di cui sopra. Risulta cosi' evidente, che siccome i sarcomeri coinvolti sono come incollati e incapaci di rilassamento spontaneo, diviene necessario un intervento di tipo meccanico per interrompere l'intensa  contrazione  e la crisi energetica locale. Da tale constatazione, Janet Travell ideo' un trattamento clinico che consiste nel trapassare il trigger point con un ago preferibilmente iniettando al tempo stesso una soluzione di anestetico locale. Non tutti sono d'accordo con questa tecnica in quanto :

un massaggio specifico effettuato da persona esperta e dotata di tecnica appropriata puo' ottenere la guarigione del trigger point  senza dover infilzare tessuti spesso delicati e ricchi di nervi e vasi sanguigni quali ad esempio il collo.


Percio'

Attraverso la palpazione prima si individua la rigidità localizzata nella zona prossima o corrispondente alla sede del trigger point ed, una volta individuato, lo si preme direttamente. La pressione deve essere esercitata sul punto stesso per circa 20 secondi ed è seguita dalla manipolazione di tutte le zone circostanti conratte ed irrigidite.

E' un trattamento indolore? Non proprio. La sensazione che si prova è quella contemporanea di dolore e liberazione, una strana percezione di sofferenza e benessere assieme. Volete sapere cosa esprime un paziente quando un terapista preme precisamente su un suo trigger point? (purtroppo solo in inglese, per il momento)


- Ohhhhh
- Uahhhhhh
- Yeah, that's the spot, right there, right there, yeah, noo,  lower,perfect, yes, yes
- Oh my God !
- What is that?  What is that?
- Oooochiwawa !   
Ce ne sarebbero molte altre , ma queste sono le più significative, soprattutto per chi non conosce l'inglese.

Il Foamroller e le palle sono  validi strumenti per eseguire da soli un buon rilascio miofasciale.

Trigger point miofasciale e rilascio miofasciale sono due cose diverse, che hanno però delle sovrapposizioni.

Per sciogliere i trigger-points bisogna esercitare una pressione più decisa nella zona da trattare per cui i sistemi da utilizzare diventano altri e gli strumenti le dita, le nocche, i gomiti del terapista o altri atrezzi particolari con una superficie di contatto più piccola rispetto a quella del Foamroller, come ad esempio il TheraCane.
Studiando l'argomento, chiedendo come fare al fisioterapista/massaggiatore e cercando di migliorare la percezione che abbiamo di ogni parte del nostro corpo, possiamo evitare la ricomparsa di triggerpoint utilizzando il rilascio miofasciale con strumenti quali il foamroller o le palle, abbinati ad un corretto piano di ginnastica (stretching fatto in maniera appropriata) e di correzione di alcune nostre sbagliate abitudini giornaliere.


Stretching:
Nel nostro paese la maggior parte delle persone attribuisce ancora al termine stretching la traduzione di "allungamento muscolare" ; è un grave errore perchè nello stretching vanno considerate articolazioni, muscoli, tendini, legamenti e capsule articolari. Le fibre connettivali a livello microscopico hanno la forma di una tela di ragno, sviluppata però in tre dimensioni (x,y,z)(vedi foto), non vi è un orientamento lineare come le fibre di un muscolo. Programmi generici di stretching non sono sufficienti per sciogliere restringimenti fasciali soprattutto dove si è creato un'addensamento delle fibre  in un unico punto (trigger point). Eseguire lo stretching, anche su più angolazioni, può in questo caso peggiorare la situazione.
L'esempio più significativo è illustrato nell'immagine seguente, di facile comprensione:


 
 
 

Stirare una zona in cui è presente un trigger point è come tendere una corda che è già sfilacciata.
Bisogna poi dire che con lo stretching si va a lavorare su zone di ampie dimensioni, rispetto ad un trigger point che può arrivare ad avere le dimensioni di un granello di sabbia. Bisogna invece prima risolvere il problema e solo in seguito  iniziare un programma mirato di stretching.

Quindi , sì allo stretching, ma fatto nel modo appropriato e non dove ci possono essere zone già contratte da un trigger point.

Qualcuno, soprattutto operatori Shiatsu, lavora con lo Stretching  lungo le linee dei meridiani della tradizione orientale (quindi anche la fascia legata a quel meridiano);
è un' attività valida ed innovativa perchè associa al concetto classico di allungamento il concetto di energia vitale.

(I meridiani sono una sorta di canali sottocutanei in cui fluisce l'energia. Ciascun meridiano sviluppa intricate diramazioni che forniscono energia alle aree vicine, mentre altre raggiungono la superficie della pelle. In questi punti si va a lavorare con tecniche quali la digito pressione).
Andare in allungamento sulla linea del meridiano vuol dire portare in allungamento anche la fascia legata a quel tratto, cambiare la realtà di quella zona a livello di informazioni e di conseguenza nel fisico.

" ........la fascia rappresenta il livello energetico intermedio tra le nostre strutture più dense (ossa, muscoli, legamenti, organi, ecc.) e le nostre strutture più espanse (emozioni, pensieri e spiritualità).
Il rilascio di questo tessuto permette che la guarigione avvenga nei diversi livelli.
La fascia ed i meridiani sono collegati energeticamente in modo molto stretto, per cui il lavoro sui meridiani ha un effetto sulla fascia e viceversa........." (tratto dal sito web www.GabriellaPoli.com )

Schema dei meridiani (200Kb)

La sostanza amorfa del tessuto connettivo può condurre energia bioelettrica .Sia l'allungamento che la compressione inviano sottili correnti attraverso la fascia e queste microcorrenti ne modificano lo stato. Se abbiamo delle zone in cui c'è un'alta concentrazione di fibre, dovute ad esempio ad una prolungata postura scorretta, il passaggio di energia è bloccato.
Ulteriori spiegazioni le troverete (in inglese) al seguente link interno al sito
:  Download1 :1.262Kb  (Robert Schleip "Fascial Plasticity 1-2 Journal of bodywork and movement Therapies)

Un'ultima importante considerazione riguardo allo stretching:
con lo stretching non si porta in allungamento ciò che vogliamo o che abbiamo bisogno, ma solo ciò che possiamo. Ci sono perlomeno
undici zone in cui non si arriva molto facilmente con lo stretching e di queste alcune meno che altre.
Vediamo quali sono partendo dal basso e salendo verso l'alto del nostro corpo:
-
pianta del piede
- bandelletta ileo tibiale ( nel corridore e ciclista è la principale causa del dolore laterale al ginocchio.
Un gruppo di ricerca ha esaminato l'anatomia del gruppo ileo tibiale su 20 cadaveri ed eseguito dei test. Hanno confermato che la bandelletta ileotibiale
è "uniformemente" e "saldamente" collegata al  femore per tutta la lunghezza della coscia. Hanno anche misurato con attenzione l'effetto di uno stiramento meccanico e scoperto che non è possibile quasi nessun allungamento: un cambiamento in lunghezza di solo  0,5%.
[ Approfondimenti: Scandinavian Journal of Medicine & Science in Sports
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19706004
Iliotibial band syndrome: an examination of the evidence behind a number of treatment options.
Falvey EC ,  lt Clark RA ,  Franklyn-Miller A ,  Bryant AL ,  Briggs C ,  McCrory PR .
Is iliotibial band syndrome really a friction syndrome?
J Sci Med Sport.  2007 Apr;10(2):74-6; discussion 77-8. Epub 2006 Sep 22.
Sports Med.  2005;35(5):451-9. Iliotibial band syndrome in runners: innovations in treatment.
Fredericson M ,  Wolf C . Stanford University School of Medicine
The functional anatomy of the iliotibial band during flexion and extension of the knee: implications for understanding iliotibial band syndrome  link ]
- tibiale anteriore
- quadricipite !
- gluteo
- latissimo
- supinatore
(avambraccio, rotazione esterna,supinazione).
- paravertebrali del torace ( I muscoli paravertebrali toracici sono paralleli alla colonna vertebrale. Ci sono due strati di muscolo che giacciono uno sopra l'altro. Questi muscoli sono collegati alle vertebre, o alle ossa della colonna vertebrale. Possono causare problemi di disallineamento della colonna vertebrale e danni ai dischi intervertebrali. Il dolore dei trigger points nei muscoli paravertebrali toracici spesso si sente come se fosse originario della stessa colonna vertebrale. Quando i muscoli sono tesi, causano rigidità e minore capacità di movimento. L' estrema tensione cronica in questi muscoli può portare a scoliosi, o una curvatura della colonna vertebrale.
A causa della vicinanza di questi muscoli, con la colonna vertebrale e relativi nervi, i Trigger Points in questi muscoli possono anche riferire dolore che causa problemi con gli organi del torace e dell'addome, come l'appendicite, calcoli renali, angina e problemi polmonari).
- pettorale minore
- sovraspinato
- suboccipitale
- massetere e temporale


Forse qualcuno conosce qualche esercizio di stretching proprio per queste zone, ma abbiamo comunque inteso lo stretching standard che molti praticano a domicilio con conoscenze di base.
Sorprende trovare nella lista il quadricipite. Impossibile non vedere in pista di atletica o durante una sessione di footing qualche persona che esegue il classico esercizio riportato nella foto sottostante:
        
è una perdita di tempo ? In parte sì. Il quadricipite è composto da quattro muscoli: retto femorale , vasto intermedio (sotto il retto del femore, non si vede nella foto) , vasto laterale ( che si estende sulla lunghezza esterna della coscia  ) ed il vasto mediale (che si trova nella parte bassa ed interna della coscia).
Il vasto può essere allungato solo tramite la flessione del ginocchio, che è limitata a 120° come si può vedere nella foto. Con questo esercizio  portiamo in allungamento principalmente il solo retto femorale.

Tutte le zone sopraelencate possono essere sede di trigger points. Se sono difficili da distendere, allungare, rilassare, utilizziamo i foamroller, le palle, le palline, il theracane, le nostre dita,  o altro per massaggiarle e cercarne una costante distensione.




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